09 Apr Il Diritto di visita durante l’emergenza Coronavirus
In questo articolo voglio parlarvi di quale impatto hanno avuto le misure del governo (legate al coronavirus) sul diritto di visita dei figli da parte dei genitori divorziati o separati.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020 ha introdotto nuove misure per il contenimento e il contrasto del diffondersi del virus covid-19 sull’intero territorio nazionale, estendendo dunque le misure che aveva già assunto con l’articolo 1 del precedente dpcm del 8 marzo 2020 a tutto il territorio nazionale.
A partire da quel momento è scoppiato il panico fra i già genitori separati; e anche tra quelli tra i quali vi era in corso una procedura di separazione. Molti hanno iniziato a contattarmi, chiedendomi se effettivamente potessero continuare a vedere i figli minori in alternanza con il genitore collocatario della prole.
Ecco cosa prevede la legge in merito al diritto di visita
Il diritto di visita riguarda l’ambito delle separazioni e divorzi. Esso prevede che un figlio venga collocato prevalentemente presso un genitore, e l’altro genitore, così detto non collocatario, ha il diritto di vederlo secondo determinate regole.
A sollevare il dubbio era il fatto che il Decreto del 9 marzo del 2020, estendendo appunto queste misure, avesse previsto di evitare ogni spostamento delle persone fisiche, salvo che per comprovate esigenze lavorative, sanitarie o situazione di necessità.
Non vi era tuttavia alcun riferimento al diritto di visita del genitore non collocatario.
In tal modo quest’ultimo non sapeva se potersi spostare da casa per andare a prendere e riaccompagnare i figli presso la casa dell’ex moglie o compagna.
Ci si è posti, dunque, il quesito. Gli spostamenti dei genitori per poter andare a prendere e poi riportare i figli presso la casa del genitore collocatario sono più o meno necessari e dunque leciti?
Il 10 marzo del 2020, con il cosiddetto decreto “Io resto a casa” il governo ha definitivamente chiarito la questione:
gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l’altro genitore o comunque presso l’affidatario sono consentiti durante l’emergenza coronavirus.
Ovviamente le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio rimangono valide. Quindi il diritto di visita è stato tutelato anche durante l’emergenza coronavirus.
Cosa si è dedotto dal decreto “Io resto a casa” sul diritto di visita?
Da ciò abbiamo desunto che i decreti ministeriali dell’8 e del 9 marzo non abbiano in alcun modo sospeso i provvedimenti relativi alla regolamentazione dei tempi di permanenza dei figli presso ciascun genitore.
Tuttavia i genitori sono stati presi dalla paura di incorrere in sanzioni. Alcuni hanno ostacolato il diritto di visita dell’altro impedendo ai figli di spostarsi da casa. Inizialmente prima che il governo si pronunciasse, rispondevo ai clienti dicendo che in questi casi è evidente che bisogna fare appello al buon senso.
Nei casi di emergenza più che mai è necessario che i genitori si fidino l’uno dell’altro. Anche perché, come dico sempre, ci si può separare o dividere, ma non si smette mai di essere genitori.
Il caso: un padre divorziato può continuare a vedere i figli durante l’emergenza Covid-19?
È intervenuta la sezione nona del tribunale civile di Milano. In data 11 marzo, di fronte a un ricorso urgente di un padre, ha stabilito che il diritto dei figli a frequentare entrambi genitori è comunque più forte dei divieti di spostamento che erano stati imposti.
Il giudice Gasparini che ha emanato questo provvedimento, ha stabilito che:
nessuna chiusura di ambiti regionali può giustificare violazioni di provvedimenti dirigenti di separazione o divorzio.
In tal modo ha messo fine a conflitti, anche molto accesi, che si erano improvvisamente emersi.
Il caso in questione riguardava due genitori separati in regime di affidamento condiviso dei figli.
Era vigente un accordo che prevedeva:
- il collocamento dei figli prevalentemente presso l’abitazione della madre
- e poi un calendario di visita con tempi e orari per la frequentazione del padre.
A seguito poi del successivo trasferimento temporaneo della madre in un altro comune, a causa emergenza coronavirus, il padre si è visto privato della possibilità di vedere i figli avvalendosi del diritto di visita.
Lo stesso ha dunque richiesto al tribunale di far rientrare i propri figli presso il domicilio usuale a Milano. Questo per poter rispettare i suoi tempi di visita e di frequentazione.
Ecco cosa ha stabilito il giudice
Lo stesso giorno in cui l’istanza è stata presentata, senza bisogno di convocare le parti e in maniera (come si dice in gergo) inaudita altera parte, sostenendo che l’accordo che avevano già raggiunto era vincolante sia in termini di collocamento che in termini di frequentazione dei Minori con il padre:
il giudice ha stabilito che nessun decreto avrebbe potuto giustificare la violazione dei provvedimenti già vigenti per la separazione o divorzio.
In un caso specifico sottoposto alla mia attenzione, una madre, nell’ambito di una separazione giudiziale in cui la prima udienza, la cosiddetta udienza presidenziale, non si era ancora tenuta proprio a causa della sospensione delle udienze avvenuta a causa della contingenza sanitaria.
La controparte, approfittando della mancanza di un provvedimento vigente si è appellata al rischio che le minori potessero infettarsi nel trasporto fra la casa familiare e la casa del padre. Rifiutava così di dare le minori al padre.
Giustamente il mio cliente diceva: “Per quale ragione allora non potremmo stabilire che le mie bambine stiano da me in quarantena anziché della madre? Che diritto ha lei in assenza di un provvedimento in vigore di potersi auto qualificare come genitore collocatario o di essere detentore del collocamento prevalente?”
Con un intervento incisivo ho richiesto alla controparte di richiamare sul punto la loro cliente. La questione era a questo punto di buon senso e alla responsabilità dei genitori.
Con grande fatica, siamo riusciti a tranquillizzare la madre benché, da un certo punto di vista aveva timori ben comprensibili. Siamo riusciti a organizzarci sia con delle video chiamate attraverso Skype, sia disciplinando in modo sicuro e tutelante il diritto di visita durante il weekend.
Alla fine, come sempre, al di là di quello che può decidere un giudice, ha prevalso il buon senso.