11 Giu All’ex che non ha mai lavorato assegno pari al mantenimento per conservare il tenore di vita dei figli.
Confermato l’importo concordato in sede di separazione, adeguato all’ambiente sociale dei minori: difficile impiegarsi a 45 anni per la donna da sempre dedita alla famiglia e con problemi di salute. Con la famosa sentenza n. 11504 del 2017, la Cassazione ha riconosciuto il diritto all’assegno di divorzio solo quando il coniuge richiedente non è autosufficiente dal punto di vista economico. Tuttavia le pronunce successive, nell’attesa che le sezioni unite si pronuncino, hanno mostrato maggiore attenzione al coniuge più debole che si è sempre dedicato alla famiglia, specie se avanti con l’età. Dunque il tenore di vita dei figli può diventare il criterio cui parametrare l’importo dell’assegno divorzile alla ex moglie, parificandolo all’assegno concordato in sede di separazione consensuale.
Deve ritenersi infatti che, se l’assegno divorziale deve essere rapportato a garantire esigenze assistenziali e non al mantenimento del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, esso deve essere sempre calibrato alla situazione concreta delle parti: ne consegue che se il coniuge richiedente non ha mai lavorato ed è giunto all’età di quarantacinque anni, peraltro con problemi di salute, deve essere garantito un assegno di divorzio dello stesso importo che le parti stesse hanno concordato in sede di separazione, dovendosi assicurare anche in costanza di divorzio, non l’opulenza, ma un tenore di vita adeguato all’ambiente alto- borghese in cui vivono i figli.
Così la Corte d’Appello di Napoli, sezione persona, famiglia e minori, con sentenza n. 1069 del 05-03-2018 ha stabilito rovesciando la decisione del Tribunale in primo grado stabilendo che non si tratta di garantire alla ex moglie lo stesso tenore di vita goduto in costanza di matrimonio o del quale avrebbe usufruito se l’unione non fosse cessata ma un tenore di vita adeguato all’ambiente alto-borghese in cui vivono i figli. Occorrerà attendere la decisione della Cassazione sul punto.